7 aprile 2009

Il terremoto visto da lontano

Nel 1976 avevo 5 anni.
La mia memoria non ha conservato immagini di distruzione, che pure i miei occhi devono aver visto nel televisore in bianco e nero.
La mia memoria ha invece conservato in modo vivido i volti e gli occhi dei bambini del Friuli, che, con le loro famiglie, vennero ospitati nel nostro piccolo paese, nelle nostre case.
Era la prima volta che dei "forestieri" (cosi' si chiamano da noi i non oriundi) entravano nella nostra quotidianità, i bambini piu' grandi andavano a scuola. So che per loro fu una tragedia, ma per noi fu in qualche modo una festa avere nuovi amici venuti da lontano. A me parevano eccezionalmente belli e speciali.
Si crearono amicizie e alcuni dei nostri papà andarono poi ad aiutare nella ricostruzione.
E' passato tanto tempo, ma qualche mese fa ho incontrato una persona e ho riconosciuto in lei lineamenti che la mia memoria ancora ricordava. Quando mi ha detto da dove veniva ho capito che somigliava a quei bambini belli e speciali.

4 commenti:

Mamma Imperfetta ha detto...

Molto bello e intenso questo post.
Silvia

Mammain3D ha detto...

Accogliere, conoscere, aiutare... questa è l'esperienza preziosa che si può fare!
Grazie, mi hai regalato delle parole in più da dire ai miei bambini.

Paola ha detto...

Nella nostra famiglia purtroppo il terremoto è qualcosa di tangibile che ha lasciato in tutti noi un segno profondo: mia nonna è friulana e in quel lontano giorno del 1976 perse(fortunatamente, se così si può dire!) solo la casa e con lei una parte della sua vita fatta di oggetti, quotidianità, cose.
Io ho ancora dei ricordi terribili di quei momenti (e avevo solo 6 anni!): i miei genitori terrorizzati, le telefonate continue, le notizie che non arrivavano, la nostra paura, la disperazione dei miei parenti, i racconti strazianti di amici e conoscenti che avevano perso molto di più che semplici oggetti.
Ciò che ha aiutato la mia famiglia (e non solo)in quei duri momenti è stata la solidarietà degli altri, i piccoli gesti di affetto e di altruismo inaspettati, il sentirsi parte di una comunità di cui prima non si avvertiva la presenza, ma che nel bisogno e nel dolore ha saputo mostrare tutta la sua forza e generosità.
Ecco perchè penso che anche i piccoli gesti possano essere importanti: ci fanno capire che non si è da soli ad affrontare il dramma e che c'è una mano amica tesa per noi, pronta a sorreggerci, consolarci ed incoraggiarci.

Grazie Laura per questo post e per aver creato questa piccola "radura" sicura...

Laura.ddd ha detto...

grazie a tutte e tre