21 settembre 2009

Di maestre e coperte colorate

Tre anni fa ho rimesso piede, dopo 25 anni di assenza, nella mia vecchia scuola elementare, la scuola di un paese di provincia, sufficientemente popoloso da potersi permettere una sezione per anno, raccogliendo anche qualche alunno dai paesi limitrofi che una scuola non ce l'hanno piu'.
Non avevo alcuna aspettativa, se non la speranza che l'ingresso del mio Grande in questo nuovo mondo fosse positivo. Della riforma dei "moduli" non sapevo granchè, anzi, a dire la verità, la sua introduzione mi aveva lasciato un po' scettica.
Il mio percorso in quella scuola era stato ad una sola voce, la voce della mia maestra; le giornate erano scandite dal suo lavoro, dai suoi umori, e forse anche dalla sua stanchezza, visto che ormai era prossima alla pensione. Era come una seconda mamma, un po' piu' vecchia e un po' piu' severa, che pero' si doveva occupare di tanti bambini, aveva le sue idee e le sue simpatie.

Ri-"entro, e vi trovo.." un gruppo di maestre: giovani no, ma con un'energia e un entusiasmo che mi lasciano meravigliata, con una voglia a capacità di lavorare in team che se in azienda ce ne fosse un decimo...
Cosi' è iniziata l'avventura delle primarie, tra quaderni, canzoni, laboratori, spettacoli, uscite: noia è una parola che il Grande non associa certo alla scuola.


La scuola del Grande è una coperta colorata,
intessuta insieme dalle maestre e dai bambini.
Una coperta che riesce a coprire ogni bambino,
dalla quale nessuno si sente escluso,
alla quale tutti sono felici di appartenere.

L'altra sera ri-"entro, e vi trovo...", lo stesso gruppo di maestre, già un po' stanche, a settembre, perchè, pur sapendo che questa coperta si dovrà rimpicciolire, non vogliono rinunciare ai colori e tentano, con fantasia, esperienza e fatica, di creare anche per quest'anno un progetto: meno complesso, meno coreografico, ma comunque colorato, per tutti.
Le maestre, quest'anno, avevano un'espressione poco allegra, ma ben determinata: non hanno detto nulla di quello che avrebbero voluto gridare, non hanno fatto nessun discorso, ma hanno preso delle decisioni (devo ammetterlo, non le ho capite subito, ci ho dovuto rimuginare un bel po'): hanno deciso che la loro, la nostra scuola primaria pubblica, rimarrà una scuola colorata e che, se dovremo rinunciare a qualche colore, lo faremo tutti, non chi piu' o chi meno.
Le maestre, in prima linea, stanno combattendo per tutti noi: io gliene sono grata.

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5 commenti:

Silvia gc ha detto...

Anche i nostri maestri (si, qui c'è un maestro maschio, rarità!) hanno lo stesso spirito. Questo mi fa pensare che la scuola contin uerà a funzionare, perchè in giro c'è tanta brava gente che fa il suo lavoro, con entusiasmo e buona volontà.
Anche la nostra scuola a qualcosa rinuncerà, ma sarà il meno possibile. E loro sono li a dirci che combattono la loro "rivoluzione ordinaria", per dirla con Piattinicinesi.

Paola ha detto...

Tutto il mio appoggio a queste maestre(/i) e a tutte (tantissime) quelle che credono nel loro lavoro e lo portano avanti con coraggio, dedizione, passione e fatica affinchè la scuola sia davvero per tutti una bellissima coperta colorata. In bocca al lupo e buon lavoro!

Do minore ha detto...

Anche noi siamo stati fortunati a incontrare bravissime maestre per i due maschietti e siamo loro grati per tutto quello che fanno. Senza lamentarsi, ma con una grande voglia di darsi da fare, inventare modi sempre nuovi per divertire e interessare i bambini, in mezzo a tante difficoltà. Per me sono veramente un baluardo di civiltà contro il degrado.

cautelosa ha detto...

Quanto impegno di bravi insegnanti per mantenere "colorata" questa scuola pubblica tanto bistrattata e scarsamente considerata proprio da chi dovrebbe tenerla come un fiore all'occhiello!
Un augurio di buon proseguimento al Grande e alle sue brave maestre.
Con l'auspicio che ogni giorno sia un vero arcobaleno...

Laura.ddd ha detto...

@tutti: è bello sapere che le nostre brave maestre, baluardi di civiltà, non sono delle eccezioni! Spero che la loro determinazione possa vincere le sempre maggiori difficoltà.